domenica 18 gennaio 2015

Secondo il ministero della cultura Leviathan non è un film antirusso, ma neanche tanto russo

Non sono un'anima polemica. In genere mi va bene quasi tutto. Sto in silenzio, faccio le mie considerazioni, mi comporto di conseguenza. Ultimamente però, sarà l'età, sarà che sono diventata stizzosa, sarà che la situazione, in generale, è insopportabile, mi arrabbio. 
So che è inutile, so che soltanto le mie coronarie ci vanno di mezzo, ma mi arrabbio, vorrei usare un'altra parola, ma il turpiloquio lo riservo solo ai miei cari. 
Premetto che il film non l'ho ancora visto, premetto che non voglio dare un giudizio artistico, ma buttare giù due considerazioni.
Vorrei quindi dire due parole sull'atmosfera che si sta creando intorno al film di Andrej Zvjagincev, Leviathan.
Il film ha avuto numerosi riconoscimenti: A Cannes 2014 ha ricevuto il premio per la miglior sceneggiatura (del regista e di Oleg Negin), vincitore del Golden Globe come miglior film straniero e ora candidato all'Oscar. 
Teriberka, foto di Viktor Borisov
Zvjagincev è un regista famoso, suoi film premiati sono stati Il ritorno del 2003, e Elena del 2011. 
Diciamo che è uno dei fiori all'occhiello della cinematografia russa di oggi.
Però, da quello che viene fuori in questi giorni, abbiamo capito, alle autorità il suo approccio alla realtà non piace. Troppo estremista, troppo catastrofico, "da noi non è così", si sente dire. Troppo improntato sulla corruzione. 
Noi italiani siamo il contrario, appena qualcosa va male, appena si parla di corruzione, di soprusi e di ingiustizie ecco che tutti già sapevamo, ecco che tutti ce lo immaginavamo. In fondo da noi la corruzione è una tradizione culturale. Ma lo è anche in Russia e si vede già nella letteratura del XIX secolo, quindi Zvjagincev, da questo punto di vista, ha scoperto l'acqua calda. 
Vladimir Medinskij
Il problema è che tutto ora deve essere messo a tacere, il Ministero della Cultura russa, nella persona del discusso e poco amato ministro Vladimir Medinskij che già nel 2014, quando il film è stato presentato a Cannes, aveva già detto che bisognava togliere dai dialoghi il turpiloquio, ha rilasciato a Izvestija, in data 15 gennaio 2015,  una intervista sul film.
Sul turpiloquio c'è poco da dire, probabilmente il ministro ha a che fare con persone di un certo livello che parlano in punta di forchetta. Non sarà abituato, probabilmente, negli ambienti che frequenta lui, la massima offesa è probabilmente  la parola sciocchino...
Teriberka, Mercato coperto, foto di Viktor Borisov
Nell'intervista di cui si parla (link), alla domanda se consideri il film antirusso, il ministro risponde che il film più che altro non gli sembra russo. Secondo lui si tratta di una storia universale, girato nel villaggio di Teriberka, ma avrebbe potuto essere girato ovunque. Il politico continua dicendo che non riconosce se stesso e nessuno dei suoi colleghi nei personaggi descritti nel film e che il film narra una vicenda che strizza l'occhio allo spettatore occidentale. 
Medinskij si auspica poi che Zvjagincev, con il contributo del Ministero della Cultura, giri film di altro indirizzo, e non solamente dei film pervasi da disperazione esistenziale. 
Anche i commenti dei cittadini non sono tutti favorevoli, molti vedono uno scandalo nel fatto che la vicenda sia stata ambientata nel nord della Russia. La decisione di non distribuire il film nella regione di Murmansk, dove è stato girato (Villaggio di Teriberka), pare ufficiale.

E intanto la realtà, come spesso accade, supera la finzione: un paio di giorni fa, nella città di Kirovsk (vicino al luogo dove si trovava il set), un uomo d'affari, vessato dalle autorità  ha sparato al sindaco e al suo vice uccidendoli, L'uomo si è poi suicidato sparandosi alla testa, sul suo corpo è stato trovato un biglietto: pare che vi fosse scritto: "non ho nessuna speranza in un processo equo".
Teriberka, panorama







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