martedì 2 luglio 2013

Spaghetti e Educazione siberiana a Mosca


Tra i film italiani presentati al festival di Mosca solo uno era in concorso, Spaghetti-story di Ciro De Caro, opera prima del regista, ambientata in una città di mare che non viene nominata. Noi non abbiamo ancora visto il film per cui riportiamo il giudizio dei critici russi (per ora abbiamo una sola recensione):  sembra che durante tutto il film i personaggi siano lì lì per scoppiare a piangere; il protagonista è un testardo isterico che fa una stupidaggine dopo l'altra e il suo rapporto con gli altri è l'unico motore che spinge avanti il film, questo almeno fino a venti minuti prima della fine dove c'è il colpo di scena che tanto colpo non è. Tolto questo  il film è interessante solo  perché presenta la vita quotidiana in Italia oggi, e si sentono dialoghi non banali.

Però il film denuncia una regia acerba, da saggio studentesco, a volte la camera è sfocata, e c'è il sospetto che alcune scene siano girate in appartamenti di parenti e amici che fanno anche da comparse. Secondo il recensore è davvero strano che un film di questo tipo sia entrato nella rosa dei partecipanti al concorso. Il film è ingenuo e la fine ci dona il buon umore, ma questo è proprio tutto quello che il film ci può dare. 
Testo originale recensione  
Sito italiano ufficiale del film:  


Ben altro peso ha avuto Educazione siberiana, di Gabriele Salvatores  che ha suscitato molte curiosità, perplessità e critiche Il periodico  Kommersant e altre fonti  avevano sollevato già nel 2011 dubbi sull'autenticità delle vicende narrate nel libro di Nikolaj Lilin, libro che è stato tradotto in 40 lingue ma non in russo. In esso è la storia di una comunità criminale siberiana che negli anni 30 viene deportata in blocco da Stalin  nella città di Bendery, tra Moldavia e Ucraina. E già qui vi è una incongruenza: Bendery a quel tempo si chiamava Tigina e era in Romania, quindi Stalin non avrebbe potuto deportare lì  proprio nessuno. E le lezioni dei vecchi siberiani, non si capisce bene dove l'autore abbia potuto prenderle! L' autore, tra l'altro, non si chiama Lilin ma Verzhbitskij e, secondo le testimonianze di conoscenti e concittadini, in prigione non è mai finito e in Cecenia non è mai andato, come si racconta invece nel libro. Pare proprio che per guadagnarsi da vivere l'autore facesse il poliziotto, mentre i  genitori erano emigrati per guadagnarsi da vivere, il padre in Grecia e la madre in Italia e secondo quello che si racconta pare sia stata proprio la madre a inviare dall'Italia l'apparecchio per i tatuaggi.
L'intervistatrice poi afferma di aver parlato con lo stesso Lilin che le ha candidamente riferito che il suo libro non è una autobiografia, ma che in occidente piace considerarla tale. E quindi si è discolpato delle varie incongruenze tra testo e vita!
Sotto il link all'articolo originale in russo:
http://www.kommersant.ru/doc/1781720
Sul libro quindi tante polemiche, io sinceramente dopo una decina di pagine, l'ho mollato perché mi annoiava, ma il mio giudizio vale solo per me in questo caso, visto l'esigua quantità di pagine lette. 
Arriviamo però al film che ha avuto in Italia  discreto successo, è stato definito dalla stampa occidentale "Il Padrino russo",  ha nel cast un attore d'eccezione: John Malkovich e una locandina attraente e patinata.
In Russia ci sono state sia critiche che apprezzamenti, dopo la proiezione alcuni critici hanno visto nel film una vera e propria speculazione commerciale ai danni della Russia, altri hanno detto che il film deve essere percepito come un sogno, nessuno lo vede come realtà e lo stesso Salvatores ha detto di aver compreso che il suo film in Russia non può essere percepito in modo realistico da nessuno (sarà forse anche per questo che Lilin non ha voluto che il film fosse girato in russo e che il romanzo in russo non fosse mai tradotto).
In una recentissima recensione letta su sito http://afisha.mail.ru/cinema/movies/775649_sibirskaya_shkola/ ,si ritorna a criticare la veridicità dei fatti "Nel nostro paese persino un bambino sa che di solito le deportazioni venivano fatte in Siberia e non il contrario " e ancora che il film non avrà la visibilità auspicata in Russia, proprio perché Lilin  non ha voluto la traduzione del libro in russo "per paura ricevere una di quelle lezioni di vita da lui descritte in modo così dettagliato". Inoltre, sempre secondo l'autore della recensione il principale problema è che il film è stato girato da stranieri che non capiscono molto della mentalità russa e che fanno fatica a capire i realia della profonda provincia moldava. 


Il recensore però "salva" Salvatores e il suo talento e la capacità comunque di creare una atmosfera che avvolge e conquista il pubblico, nonostante tutto ritiene comunque il film interessante e meritevole di essere guardato.
In fondo, un lieto fine!





1 commento:

  1. Che dire, il film ha avuto in Italia recensioni pessime e ottime... chi l'ha visto e vuole dire la sua è ben accetto!

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